Un nuovo punto di incontro dove scambiare opinioni e consigli in un mondo infinito e fantastico come la Musica ed il Vino, un binomio perfetto dove possiamo provare degustazioni sensoriali complete, vista, olfatto, gusto, tatto ed udito interagiscono fra loro per farci provare nuove emozioni, in qualità di Musicista e Sommelier vi guiderò in questo nuovo mondo bellissimo, abbinando ad ogni Vino la propria Musica.
lunedì 28 dicembre 2020
Un Brindisi alla Rinascita
mercoledì 9 dicembre 2020
Dolci Lacrime da Versare
mercoledì 25 novembre 2020
Le Nuove Tendenze del Vino
venerdì 13 novembre 2020
I Castelli di Jesi ed il suo Verdicchio
sabato 31 ottobre 2020
Il Tartufo Bianco di San Miniato
venerdì 23 ottobre 2020
Il Vino Umbro Vivo
La natura va osservata, va ascoltata, compresa, non dominata.
martedì 13 ottobre 2020
Il Vino in Anfora
Il VINO IN ANFORA: lE ORIGINI, I QVEVRI GEORGIANI PATRIMONIO UNESCO
In Georgia i produttori hanno conservato nei secoli i metodi e le tecniche di produzione antiche In origine, non c’era vino senza anfora: nei recipienti in terracotta, chiamati qvevri, i vini nascevano, si affinavano, venivano trasportati da una sponda all’altra del mare. Una storia che risale all’età della Magna Grecia, quando l’uomo utilizzava la terracotta per la conservazione del vino. Le anfore arrivarono con i Greci e furono gli etruschi a diffonderle in Italia. Perché? Semplice, vino e terracotta era il connubio perfetto, il metodo naturale più facile da adottare; la straordinaria capacità di isolamento termico della terracotta permetteva una perfetta conservazione del vino grazie alle caratteristiche chimico-fisiche del materiale.
LA RINASCITA DEL VINO IN ANFORA
Per mantenere viva questa tradizione ed evitare che l’artigianato a essa collegato scomparisse, l’UNESCO ha inserito la produzione dei vini georgiani in qvevri nella lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità. I qvevri vengono interrati fino alla primavera successiva per consentire prima la fermentazione e poi l’affinamento dei vini, sia bianchi sia rossi. A seconda delle tradizioni locali le tecniche possono variare. Tipica dell’area di Khakheti, nella Georgia orientale, è poi la pratica di fermentazione e affinamento con macerazione sulle bucce. Una tradizione secolare per garantire un trattamento assolutamente naturale, che esalti le caratteristiche varietali.
Oggi si è voluto riprendere quella che è stata una delle più antiche tecniche di conservazione del vino nella storia dell’uomo per ridare vita ad un nuovo armonico equilibrio tra vino e natura.
Nel mondo enoico è ormai da una decina di anni che molti produttori hanno deciso di tornare all’utilizzo di questo metodo di vinificazione ancestrale, anche se c’è chi non ha mai smesso, come il produttore di vino in anfora per antonomasia, Josko Gravner: in Italia è stato il primo a sperimentare le tecniche di vinificazione imparate in Georgia, e dall’anno 2000 ha sostituito tutti i contenitori della sua cantina con dei qvevri georgiani. Il resto è poesia e dovrete indubbiamente andare a fargli visita su quella sottile linea di confine tra Italia e Slovenia.
“LA TERRACOTTA E IL VINO” IN ITALIA: IMPRUNETA
Ogni anno ormai, a Impruneta, paesello toscano nella provincia di Firenze nonché cuore della produzione di anfore, viene organizzato l’evento dedicato “La Terracotta e il Vino”.
Aziende della Georgia, uno dei paesi dove più è diffusa la pratica della vinificazione in anfore, le francesi di Borgogna, Champagne, Valle della Loira e Provenza, dall’Armenia con i suoi vini provenienti da vigneti di duecento anni e posti a 1500 metri di altezza sul livello del mare, dal Montenegro, ma anche dalla California, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, e ovviamente dallo stivale tricolore, si danno appuntamento per fare il punto su questo stile di produzione che ormai è diventato diffusissimo in Italia.
Sin dalla prima edizione un banco d’assaggio è stato occupato dal produttore Francesco Cirelli, giovane vignaiolo abruzzese che dal 2003 realizza i suoi vini sulle colline teramane, nella Riserva dei Calanchi di Atri. Ed è a lui che abbiamo chiesto qualcosa in più sugli speciali vini in anfora.
FRANCESCO CIRELLI, L’ITALIANO DELL’ANFORA
Ventidue ettari di genuinità di cui 6.5 vitati e il resto dedicati a fichi, ulivi, grani antichi, farro, ceci, aglio, luppolo e allevamento delle oche per prosciutti e salumi. Canonica produzione abruzzese con Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo, ma su due linee: la base che vede l’utilizzo di cemento e acciaio, e l’anfora che utilizza le 22 giare di Artenova per fermentazione e affinamento, e che regala appena 25.000 bottiglie annue (con una capacità di 30.000). Un Montepulciano molto bevibile e carico di freschezza, netto al naso con i classici profumi rossi e intensi dell’autoctono abruzzese ma con profumi più terrosi e piacevolmente rustici donati dall’anfora.
COME SI FA IL VINO IN ANFORA E QUALI SONO I SUOI VANTAGGI?
“Il vino in Anfora si fa come tutti gli altri vini, non ci sono grandi differenze se non una maggiore lavorazione, un maggiore intervento dell’uomo, una maggiore attenzione da un punto di vista igienico-sanitario. La terracotta funziona come se fosse un contenitore in legno ma il suo pregio è di non cedere alcun sapore. Quindi, in un certo senso, è un contenitore minimale in grado di rispettare maggiormente la purezza del vitigno scelto”, spiega Cirelli.
Una pratica sempre più diffusa Come mai oggi il vino in anfora è tornato a essere tanto diffuso? “Posso dirvi perchè ci sono tornato io – risponde Cirelli – è successo perché ero alla ricerca di un metodo di lavorazione che riuscisse a dare un’impronta unica, autentica e fortemente identitaria ai miei vini. Con le anfore riesco a esaltare le uve che coltivo e a imbottigliare l’essenza più vera della mia terra. Chi le usa seriamente lo fa per questo, per glorificare le uve scelte e per rispettare al massimo l’identità dei propri vini”, conclude il produttore.
QUALI PRODUTTORI SONO GLI ALTRI PRODUTTORI ITALIANI DI VINO IN ANFORA?
Dopo avere citato il grande Josko Gravner e il valente Francesco Cirelli, difficile è scegliere altri produttori degni di visita (e assaggio), anche perchè oggi sono davvero numerosi. Di certo vale la pena conoscere realtà come Cacciagalli nell’alto salernitano in Campania, la mitica Azienda Agricola Foradori in Trentino Alto Adige, Michele Biancardi in Puglia, nella provincia di Foggia, Cristiano Guttarolo sempre in Puglia ma in provincia di Bari, la famiglia Casadei che lavora in Toscana (Maremma e Chianti) ma anche in Sardegna, Capitoni Marco Azienda Agraria in Toscana a Pienza, il Castello dei Rampolla sempre in Chianti, l’Azienda Agricola Montesecondo ancora nella storica zona del Chianti Classico.
(Articolo tratto da: Il Giornale del Cibo, scritto da Giovanni Angelucci il 03/10/2019)
lunedì 5 ottobre 2020
Le Buchette del Vino
A Firenze come in molte altre città della Toscana, sulle mura di parecchi palazzi del centro storico esistono alcune curiose aperture di piccole dimensioni usate per la vendita del vino direttamente in strada e chiamate le buchette del vino.
L'usanza di vendere vino direttamente dai palazzi nobiliari risale più o meno al XVI secolo quando gli stravolgimenti nei mercati europei portarono a una ridefinizione dei commerci internazionali e delle attività manifatturiere, che portò a un inesorabile declino di quelle attività che avevano reso Firenze ricca e potente durante il medioevo e il Rinascimento. In quel periodo le grandi famiglie aristocratiche iniziarono a convertire le proprie attività in terreni agricoli e latifondi, dalla rendita più stabile, dove venivano prodotti vari beni, tra i quali un posto preminente era legato proprio alla produzione vinicola.
Le buchette permettevano di vendere con discrezione il vino al minuto direttamente in strada, evitavano di ricorrere all'intermediazione degli osti e dovevano avere una clientela molto vasta, come dimostra la loro diffusione.
Altra utilizzazione di queste "buchette" riservata esclusivamente ai palazzi nobiliari, era quella di beneficenza. Infatti, si usava lasciare nel piccolo vano che, considerata la sua ridotta altezza da terra garantiva l'anonimato, cibo o una brocca di vino appunto per i più bisognosi.
Dal punto di vista architettonico le buchette aprivano su un vano al pian terreno del palazzo facilmente collegabile alla cantina, dove un servitore curava la vendita delle bottiglie del vino in determinate ore del giorno. Le aperture permettevano appena il passaggio di un fiasco e presentano quasi sempre una forma a porticina con un archetto superiore, spesso decorato da una cornice con punta a goccia, chiuso da una porticina in legno. Le eleganti cornici di pietra liscia o bugnata che gli conferivano un sobrio aspetto tanto da essere detti in antico "tabernacoli del vino".
Alcune buchette sono oggi murate, mentre altre riportano ancora lapidi che informano i clienti sugli orari di vendita stagionali. Le meglio conservate si trovano in via del Giglio e in via del Sole.
Nel corso del '600 le Buchette del Vino furono utilizzate a Firenze per acquistare vino durante l'epidemia della peste, che tra il 1629 e il 1633 mise in ginocchio l'Italia e l'Europa. I vinai della città, per evitare il contagio, vendevano il vino attraverso piccoli portelli scavati nei muri di cemento di cantine e negozi.
Come sono le buchette? Le piccole finestrelle del vino aprivano su un vano al pian terreno del palazzo facilmente collegabile alla cantina, dove un servitore curava la vendita delle bottiglie del vino in determinate ore del giorno.
Durante il lockdown alcuni esercenti fiorentini hanno ripreso questa antica e utile tradizione mettendo in funzione le antiche buchette del vino. I primi a riaprire le piccole finestrelle sono stati: la gelateria Vivoli in pieno centro a Firenze, Babae in via Santo Spirito, Osteria delle Brache in piazza Peruzzi, Il Latini in via dei Palchetti.
Ci sono più di 150 Buchette di Vino a Firenze e altre sparse in tutta Toscana e c'è un sito che le segnala tutte e ne racconta la storia si chiama Buchette del Vino e vi mostra l'elenco di tutte le finestrelle sparse per la Toscana.
(Le fonti dell’articolo provengono da Wikipedia e Zingarate.com)
venerdì 18 settembre 2020
Il Vino della Casa dei Ristoranti
giovedì 10 settembre 2020
Un Vermentino Lunare
Un luogo veramente magico, nel cuore della Lunigiana in provincia di La Spezia, ultimo lembo della Liguria di levante, al confine con la Toscana, dove il Vermentino riesce ad esprimere il meglio di se stesso, fondendo gli antichi sapori della Liguria a quelli della Toscana.
Un'Azienda a conduzione familiare da tre generazioni, dedita alla coltivazione e preservazione del territorio, dove nel 1966 Paolo Bosoni raccoglie l'eredità della famiglia, concentrando la propria attenzione sulla viticoltura, creando negli anni vini di altissima qualità.
Una superficie vitata che si estende su 45 ettari, dalla pianura a sud del fiume Magra, alla Alpi Apuane, di cui tre di questi caratterizzati da vigneti sperimentali, per studiare e sviluppare le caratteristiche dei vitigni tradizionali ed autoctoni del luogo (tra cui Pollera Nera e Massareta), in collaborazione con la Regione Liguria ed il Centro Nazionale di Ricerche di Torino.
Una delle affermazioni più belle, fatta da Debora Bosoni (figlia di Paolo), che rispecchia in pieno il lavoro di questa Azienda è:
“Crediamo che il vino sia materia viva, il risultato di azioni fisiche ed energie sottili che ne formano la struttura, il carattere, per farne l’immagine del territorio di provenienza e della tradizione vitivinicola dell’uomo nel proprio luogo”, un concetto che io personalmente apprezzo molto, e come materia viva e vibrante di emozione, diventa musica per il nostro palato, dove riesce a dare il massimo di se stesso, in una degustazione sonora.

Il brano musicale in abbinamento al vino è una canzone di Robbie Williams - "Feel", l'armonia molto lineare e chiara rispecchia in pieno il corpo del vino armonioso e deciso, mentre gli accordi ripetuti del pianoforte fin dall'introduzione, sottolineano la grande freschezza e la giusta sapidità, la voce del cantante molto rotonda e graffiante negli acuti, esalta nella nostra bocca note come pompelmo, biancospino, mela renetta e pesca bianca, mentre nelle note molto basse grazie alla sua grande estensione vocale, troviamo a fine frase un retrogusto leggero di miele di acacia, il finale della canzone ci lascia con una giusta ed equilibrata persistenza in bocca, invitandoci nuovamente ad un'altro sorso di vino.
Un vino molto indicato per piatti a base si pesce sia crudo che cotto, sicuramente da bere in compagnia, in una degustazione sonora molto piacevole e brillante, ricca di emozioni ed energia, perché dietro ad ogni sorso di vino, c’è sempre una bellissima storia da raccontare.
domenica 6 settembre 2020
Vendemmia 2020
Un' antica tradizione dove persone anche sconosciute, si trovano e collaborano insieme per un breve periodo dell'anno, dando vita all'inizio di un nuovo anno per il vino e celebrando insieme un momento di vera felicità e convivialità.
Un anno difficile dal punto di vista delle vendite a causa del Covid 19, ma sicuramente un buon auspicio per il futuro ed il ritorno alla normalità, con l'augurio di tornare al più presto tutti insieme a brindare senza preoccupazioni alla nostra salute.
Il commercio ed il turismo stanno incominciando a ritornare e pian piano vedremo i frutti di queste ultime bellissime vendemmie, a livello organizzativo per gli eventi enogastronomici siamo ripartiti anche noi come Associazione Culturale "Bacco Per Bacco Italia", nel mese di Luglio con una visita nella bellissima Cortona in Toscana, alla scoperta del magnifico Syrah, ed in Ottobre ripartiremo alla scoperta di Parma, in tutta la sua bellezza e tradizione enogastronomica.
Il mondo del vino negli nell'ultimo ventennio, è cambiato moltissimo nel panorama internazionale, trasformando una produzione che nel passato mirava alla quantità, ad una produzione molto più ridotta ma di grandissima qualità, riaffermando ed esaltando vitigni autoctoni in passato sconosciuti o quasi scomparsi, dando modo ad un paese come l'Italia, che per diversificazione di vitigni è la Nazione più importante al mondo, di crescere in modo esponenziale nel commercio del vino a livello mondiale, sia come vendite che come turismo enologico in tutta la penisola.
La cultura del vino e del bere bene, si stà diffondendo sempre dipiù in tutta Europa, dando vita ad un turismo di qualità alla ricerca dell'eccellenza Italiana, creando nuovi itinerari all'interno del nostro paese e riqualificando aree in passato dimenticate, di una bellezza ed importanza a livello culturale veramente incredibile.
Voglio ringraziare tutte le Cantine che nel corso di questi anni ci hanno ospitato e fatto conoscere il loro prezioso lavoro attraverso la loro cordialità ed ospitalità, facendoci degustare prodotti di vera eccellenza ed emozionandoci con le loro parole, la vera Italia è fatta di queste magnifiche persone che con il loro impegno e sacrificio, si mettono in gioco tutti i giorni con tutte le problematiche del caso, ma riescono a valorizzare un prodotto di grande eccellenza come il vino italiano.
Un saluto a tutti quelli che ci conoscono come Associazione, ma anche personalmente, con l'augurio di rivederci al più presto davanti ad un ottimo bicchiere di vino ed il sorriso sulla faccia.
Buona Vendemmia e soprattutto, Buona Vita a Tutti quanti.
venerdì 28 agosto 2020
I Vini Passiti
Infatti i vini passiti sono prodotti utilizzando le stesse tecniche di vinificazione impiegate per i vini normali, con la sola differenza che le uve, prima di essere vinificate, vengono sottoposte per un periodo di tempo più o meno lungo ad appassimento, cioè a una riduzione o eliminazione dell'acqua (disidratazione) presente nell'acino.
Lo scopo di tale procedimento è quello di sottoporre l'uva a sovramaturazione al fine di concentrare nella bacca numerosi composti, quali: zuccheri, acidi organici, sali minerali e profumi. I vini che si ottengono in seguito a questo processo sono detti "passiti" e sono solitamente caratterizzati da uno spiccato contenuto alcolico e da un residuo zuccherino più o meno elevato.
Modalità
- vendemmia tardiva;
- torsione del peduncolo;
- aggressione degli acini da parte della cosiddetta muffa nobile (botrytis cinerea).
- in ambiente aperto su stuoie o graticci, oppure appesi;
- in ambiente chiuso, in appositi locali con particolari condizioni di temperatura e umidità.
Varietà
- Il Sauternes francese, il Tokaj ungherese, i Trockenbeerenauslese tedeschi, tutti vini ottenuti da uve attaccate da muffa nobile.
- Il Moscato di Trani è ottenuto da uve appassite esclusivamente in pianta, raccolte a mano selezionando i grappoli sani e senza muffe (botrytis cinerea) per non compromettere l'identità del vitigno e del territorio.
- Lo Sciachetrà delle Cinque Terre, il Greco di Bianco, e i vari Vin Santi e Vino Santo che sono ottenuti da uve lasciate appassire sia in ambiente aperto che chiuso.
- Il Passito di Pantelleria deve essere ottenuto dallo Zibibbo, e proviene da mosti di uve marziani, sottoposte in tutto o in parte, sulla pianta o dopo la raccolta, ad appassimento al sole. La versione addizionata è il Pantelleria Passito liquoroso.
- Lo Sforzato di Valtellina (o Sfursat di Valtellina), passito secco da Nebbiolo raccolto manualmente a raggiunta maturazione e lasciate appassire su appositi graticci fino a raggiungere una concentrazione zuccherina tale da ottenere un vino asciutto ma morbido, di circa 15 gradi alcolici e strutturato. Lo Sfursat è un vino "aristocratico" dato che è il risultato di una combinazione unica: uno dei più grandi vitigni al mondo, appassito e coltivato in montagna.
- L'Amarone della Valpolicella, passito secco corposo, con alcool tra i 15 e i 17 gradi. Viene ottenuto da uve autoctone della Valpolicella (provincia di Verona) principalmente di Corvina e Rondinella, vendemmiate manualmente con selezione dei grappoli migliori e posizionate ancora manualmente su "arele veronesi" (graticci di bambù) e/o plateaux di legno per minimo 100 giorni dopo la vendemmia. In questo periodo, analogamente al citato Sauternes, l'uva Corvina può essere attaccata dalla muffa nobile la cui presenza garantisce una maggiore rotondità e "facilità di beva" apportando maggiore glicerina. Pigiatura a gennaio-febbraio con fermentazioni di oltre 40 giorni e affinamento almeno di 24 mesi tra legno e bottiglia. Si differenzia dal Recioto della Valpolicella in quanto quest'ultimo è dolce e di "soli" 13-14 gradi alcoolici, pur essendo prodotto con lo stesso sistema di appassimento, ma con un tempo di fermentazione più breve che preserva un residuo zuccherino superiore ai 50 g/L (l'Amarone si aggira attorno ai 4-6 g/L). Oltre, alla Corvina e alla Rondinella, il disciplinare permette piccole % di altre uve a bacca nera permesse in provincia di Verona, anche se molti produttori utilizzano, per la quota di uvaggio residuo, vitigni autoctoni seppur ormai rari. L'Appassimento in Valpolicella era una pratica conosciuta già al tempo dei Romani, ecco spiegata la tecnica di appassimento per vini come Amarone e Recioto.
- Il Greco di Bianco, ottenuto da uve lasciate appassire su graticci di canne.
- L'Erbaluce di Caluso passito, originario dei dintorni della cittadina di Caluso. Le uve raccolte a metà settembre vengono messe ad appassire su graticci e pigiate nel mese di marzo dell'anno successivo.
- Moscato di Scanzo DOCG, prodotto con uve autoctone di Moscato di Scanzo, prodotto esclusivamente nella zona collinare del Comune di Scanzorosciate, ciò lo rende la più piccola DOCG di Italia. La vendemmia è tardiva, fine Settembre inizio Ottobre, e si fa solamente manualmente selezionando i grappoli migliori che poi vengono posizionati ad appassire su graticci fino all'ottenimento di un tenore zuccherino di 280g/l, minimo 21 giorni, la resa massima dell'uva in vino è del 30%; può essere imbottigliato dal 1º novembre del secondo anno dopo la vendemmia, periodo nel quale viene affinato in botti di acciaio.
Icewines
In alcuni dei paesi più freddi, come Canada, Austria e Germania, in zone ai limiti della latitudine che consente la coltivazione della vite, si producono vini passiti utilizzando una tecnica particolare, facendo così nascere gli Icewines. I grappoli sono tagliati dai tralci all’epoca della vendemmia e lasciati sulle viti ad appassire. La raccolta avviene a gennaio, dopo che essi sono stati avvolti da un velo ghiacciato, che congela l’acqua all’interno degli acini, concentrandone le sostanze al loro interno. La raccolta e la pigiatura devono sempre avvenire a temperature sotto lo zero, ottenendo un mosto molto povero di acqua ma concentrato in zuccheri, acidi, sali ed altre sostanze estrattive. Gli Icewine hanno colori dorati o ambrati, profumi di miele e mele cotte, di frutta esotica molto matura e sciroppata, di confetture, di spezie dolci. Di grande acidità, gliIcewine sono ravvivati da una vena minerale ,con una lunga scia finale. In Germania e Austriaquesti vini dolcissimi vengono ottenuti da uve Riesling, mentre in Canada si utilizza una specie autoctona di vite americana, il Vidal.- (Tutte le notizie citate sono fonti provenienti da Wikipedia e Quattrocalici)
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