Un interessante articolo preso dalla rivista online: “Oggi” Potrebbe ispirare le nuove generazioni di viticoltori?
Curioso esperimento del Maestro Vessicchio in occasione della XVIII edizione di Sorsi d’Autore. Ma non è l’unico. Infatti…
Questa estate, il Capitel Nicalò Valpolicella DOC Superiore 2015 Tedeschi è stato protagonista di un curioso esperimento condotto dal Maestro Beppe Vessicchio, invitato a presentare il suo libro “La musica fa crescere i pomodori”, in cui mette in luce gli effetti positivi della musica su tutti gli esseri viventi, piante incluse. E la vite fa parte del mondo vegetale…
CONCERTO PER BOTTIGLIA – Davanti a un pubblico divertito e attento, ai sommelier AIS Veneto e a Sabrina Tedeschi, in rappresentanza della famiglia, il Maestro ha trasmesso le frequenze di una sua composizione di ispirazione mozartiana al Valpolicella Tedeschi per testarne le “reazioni”.
SUGGESTIONE, NON SCIENZA – “È sicuramente stata un’esperienza curiosa in cui vino e musica, due piaceri della vita, due “mondi sensoriali” differenti, si sono incontrati in armonia! L’esperimento – chiaramente – non aveva valore scientifico, ma introduce la teoria secondo la quale la musica potrebbe, potenzialmente, influire sul carattere del vino.” afferma Sabrina Tedeschi.
Ormai è risaputo che le piante sono sensibili alle onde magnetiche emesse dalla musica e ne ricavano – chi più e chi meno – dei benefici.
Tedeschi, azienda storica della Valpolicella, ha fatto dell’ascolto dell’armonia e delle esigenze della natura uno dei punti fermi per la produzione dei suoi vini, esclusivamente provenienti da vitigni autoctoni. Questo approccio, già intrapreso da papà Renzo a partire dagli anni ’60, l’ha vista partner ideale della serata.
Fondamentale per la famiglia Tedeschi unire l’esperienza, la tradizione e l’ascolto della natura con l’intensa attività di ricerca che ha da anni avviato anche in collaborazione con l’Università di Verona.
La ricerca scientifica, infatti, è la strada scelta da Tedeschi per assicurare vini di elevata qualità. Una strada complessa, lunga e onerosa ma indispensabile poiché consente di comprendere meglio il terroir e di assicurare una costante qualità di produzione.
Ormai è risaputo che le piante sono sensibili alle onde magnetiche emesse dalla musica e ne ricavano – chi più e chi meno – dei benefici.
Tedeschi, azienda storica della Valpolicella, ha fatto dell’ascolto dell’armonia e delle esigenze della natura uno dei punti fermi per la produzione dei suoi vini, esclusivamente provenienti da vitigni autoctoni. Questo approccio, già intrapreso da papà Renzo a partire dagli anni ’60, l’ha vista partner ideale della serata.
Fondamentale per la famiglia Tedeschi unire l’esperienza, la tradizione e l’ascolto della natura con l’intensa attività di ricerca che ha da anni avviato anche in collaborazione con l’Università di Verona.
La ricerca scientifica, infatti, è la strada scelta da Tedeschi per assicurare vini di elevata qualità. Una strada complessa, lunga e onerosa ma indispensabile poiché consente di comprendere meglio il terroir e di assicurare una costante qualità di produzione.
DALLA VALPOLICELLA ALLA SPAGNA – Stessa situazione ed obiettivo in Spagna, dove una vineria ha lasciato riposare il vino imbottigliato irrorando nell’aria della musica per 59 ore.
La volontà di fare un’esperienza del genere nell’azienda Barahonda, nella Murcia, nasce dal fatto che c’è una tesi che afferma che l’ascolto della musica da parte di una donna in cinta può influenzare il carattere di chi deve nascere.
L’azienda ha ripreso questa tesi e l’ha applicata al vino, che risulta fatto di Monastrell, Petit Veredot e Cabernet Sauvignon e sosta in barrique di legno francese e americano per quasi dieci mesi, poi in bottiglia, appunto per completare il suo percorso di nascituro.
«La musica arrotonda le spigolature tattili prodotte dai tannini», così afferma Sonia Garcia di Barahonda, perché la musica scelta è quella folk e delle pastorali islandesi.
La volontà di fare un’esperienza del genere nell’azienda Barahonda, nella Murcia, nasce dal fatto che c’è una tesi che afferma che l’ascolto della musica da parte di una donna in cinta può influenzare il carattere di chi deve nascere.
L’azienda ha ripreso questa tesi e l’ha applicata al vino, che risulta fatto di Monastrell, Petit Veredot e Cabernet Sauvignon e sosta in barrique di legno francese e americano per quasi dieci mesi, poi in bottiglia, appunto per completare il suo percorso di nascituro.
«La musica arrotonda le spigolature tattili prodotte dai tannini», così afferma Sonia Garcia di Barahonda, perché la musica scelta è quella folk e delle pastorali islandesi.
SOPRATTUTTO MARKETING – Chiaramente non c’è esperto che creda a questa cosa, e nemmeno l’azienda; è essenzialmente marketing che sicuramente attirerà l’attenzione di molti consumatori, perlomeno è divertente l’idea.
In questo caso il “contatto” della musica con il vino avviene quando quest’ultimo è stato imbottigliato ma alcuni hanno anticipato i tempi.
Infatti c’è un brevetto di due enogastronomi viennesi che dimostra l’effetto benefico della musica di Mozart sul mosto, e di conseguenza sul vino.
Infatti c’è un brevetto di due enogastronomi viennesi che dimostra l’effetto benefico della musica di Mozart sul mosto, e di conseguenza sul vino.
MOZART IN CANTINA – La musica migliora il vino? Thomas Koeberl e Markus Bachmann, esperti appassionati di vino austriaci, pensano di sì, ne sono certi.
Ci potrebbe essere una spiegazione fisica a giustificare quanto affermano gli enogastronomi austriaci: le onde sonore propagate dalle casse all’interno della cantina potrebbero interagire con l’azione dei lieviti, migliorando il processo di fermentazione. Il condizionale è d’obbligo: ancora non esiste evidenza scientifica che questo fenomeno sia effettivo.
Il Grove Dictionary of Music and Musicians, dizionario enciclopedico inglese con fama di essere il testo di riferimento per gli appassionati di musica di tutto il mondo, definisce Mozart “il compositore più universale nella storia della musica occidentale”.
L’avranno letto i due austriaci tanto che hanno pensato di far risuonare in cantina lasinfonia n. 41 di Mozart durante la fermentazione per migliorare la qualità del vino. Una tesi che trova in Koerberl e Bachmann due grandi assertori, ma che già in passato aveva affascinato altri produttori.
Ci potrebbe essere una spiegazione fisica a giustificare quanto affermano gli enogastronomi austriaci: le onde sonore propagate dalle casse all’interno della cantina potrebbero interagire con l’azione dei lieviti, migliorando il processo di fermentazione. Il condizionale è d’obbligo: ancora non esiste evidenza scientifica che questo fenomeno sia effettivo.
Il Grove Dictionary of Music and Musicians, dizionario enciclopedico inglese con fama di essere il testo di riferimento per gli appassionati di musica di tutto il mondo, definisce Mozart “il compositore più universale nella storia della musica occidentale”.
L’avranno letto i due austriaci tanto che hanno pensato di far risuonare in cantina lasinfonia n. 41 di Mozart durante la fermentazione per migliorare la qualità del vino. Una tesi che trova in Koerberl e Bachmann due grandi assertori, ma che già in passato aveva affascinato altri produttori.
DALLA CANTINA ALLA VIGNA – C’è chi poi va ancora oltre, anzi ancora prima. Se siamo partiti dalla bottiglia, poi passati alla cantina ora si va direttamente alla fonte, la vigna, i filari
Questo progetto lo sta portando avanti da qualche anno un produttore della Val d’Orcia, in Toscana. Carlo Cagnozzi, un passato da avvocato a Milano e attualmente viticoltore a tempo pieno, ha distribuito per le vigne della sua tenuta Il Paradiso di Frassina altoparlanti con i quali diffonde musica classica (in particolare opere di Vivaldi e Mozart). Risultato? Le viti della tenuta sono cresciute il doppio rispetto al normale. E i grappoli sono giunti prima a maturazione. Ma il suo Brunello è più buono?
In generale, è ancora presto per gridare al miracolo, o per immaginare filari musicali per le colline italiane?
Nessun commento:
Posta un commento